rotate-mobile
Pinciano Pinciano / Corso D'Italia

Corso Italia e il sottopasso dei clochard: "Monti non farci morire di fame"

E' il finale di un appello scritto sul muro del sottopasso di Corso Italia dove questa notte sono morti carbonizzati due clochard

"Ci sono diverse persone qui sotto, soprattutto in inverno, per il freddo". A parlare all'Ansa sono due senzatetto che da mesi vivono nei sottopassi di Corso Italia. Li hanno fatto spostare più volte ma loro ritornano perché non sanno dove andare. Sono due fratelli, di origini pugliesi, e ieri notte hanno dormito vicino al posto dove altri due clochard, questa notte, sono stati trovati morti carbonizzati.

"Prima del rogo abbiamo visto un altro somalo allontanarsi" é l'unica cosa che ricordano i due, 25 e 30 anni, che prima gestivano un'agenzia di attacchinaggio. "L'impresa è fallita e ci siamo ritrovati per strada - spiegano - in Puglia abbiamo anche ricevuto un foglio di via, perché accusati di accattonaggio e furto davanti a un distributore di sigarette. In realtà stavamo solo elemosinando due spiccioli. Qui a Roma ogni tanto ci sono dei controlli, per questo siamo costretti ad allontanarci da un punto all'altro del sottopasso". I due hanno anche scritto una sorta di rap su uno dei muri del sottopasso, nel quale le prime strofe recitano: "Governo italiano: Ehi fatemi parlare, ehi fatemi sfogare, ehi fatemi sognare, ehi Monti non farci morire di fame". E, come loro stessi confermano, non sono casi isolati.

Di clochard che vivono sotto i tunnel a Roma ce ne sono tanti. Lì, in Corso D'Italia, negli slarghi ricavati tra il gard rail e le uscite di sicurezza o le cabine telefoniche in molti hanno allestito rifugi di fortuna. Rifugi anche molto pericolosi, perché le auto passano a pochi centimetri e a velocità sostenuta. Basta un nulla e rischiano di essere travolti. I due morti di stanotte sono solo gli ultimi di una lunga lista. Un altro è deceduto nella stessa zona il 23 gennaio scorso: nel tratto vicino Porta Pia è stato trovato il corpo senza vita di un uomo di 50 circa, magrissimo, probabilmente u senza tetto morto di stenti tra topi, escrementi, sporcizia e abbandono.

Il ghetto di Corso Italia è uno dei tanti tunnel della disperazione. Nel 2003 in diverse operazioni fu sgomberato il tratto tra la Galleria Principe Amedeo e 'sottopassino', questa volta a pochi metri da San Pietro. Strutture inaugurate per il Giubileo e poi occupate da disperati, in gran parte dell'Est, che avevano allestito case di fortuna tra le uscite di sicurezza e le rampe del sottopasso pedonale di Porta Cavalleggeri, la galleria, il parcheggio-terminal del Gianicolo e il sottopassino sul lungotevere.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Corso Italia e il sottopasso dei clochard: "Monti non farci morire di fame"

RomaToday è in caricamento