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"Basta appelli ai privati, Villa Ada è di tutti: daremo battaglia al Museo del Giocattolo"

A parlare è Alessandro Leone, presidente dell'associazione sportiva i Leprotti, presente nel parco dal 1992: "Vogliamo una Casa del parco"

Il senso di abbandono è racchiuso tutto in un'immagine. Anzi due. “La prima risale al 2003 e mostra un parco verde pieno di ciliegi in fiore. Poi vieni catapultato a oggi. Un terreno spoglio, senza più l'erba. E dei ciliegi non c'è nemmeno l'ombra”. A parlare di Villa Ada è Alessandro Leone presidente dei Leprotti di Villa Ada, associazione sportiva che ha portato, ormai dal 1992, l'atletica in una della aree verdi più pregiate della Capitale. “Siamo nati per praticare atletica ma negli anni ci siamo dovuti inventare difensori del parco di fronte ai numerosi progetti speculativi con cui si voleva stravolgere il nostro abitat”. Nelle scorse settimane, di fronte all'annuncio dell'assessore alla Cultura Giovanna Marinelli di voler riprendere il progetto del Museo del Giocattolo di memoria veltroniana, i Leprotti insieme all'Associazione Amici di Villa Ada e l'Osservatorio ambientalista “Sherwood” hanno scritto una nota contraria.

Cosa pensa di quel progetto?

Il progetto del museo del giocattolo nasce già in perdita. A meno che dietro a questo non si nasconda altro, come per esempio spazi per generare guadagni privati. Inoltre non credo che Villa Ada sia il posto adeguato dove sistemare i giocattoli per cui nel 2005 l'amministrazione comunale spese oltre 5 milioni di euro. Villa Ada è un polo ambientale pregiato a due passi dal via Veneto. Un bosco selvaggio, dove gli animali non sono stati portati artificialmente, inserito in un contesto urbano che non esiste in nessuna città del mondo. Qui puoi vedere con facilità delle volpi. Un po' di tempo fa ho fotografato un riccio albino, specie protetta. Ben venga il recupero degli immobili ma il museo del giocattolo proprio non c'entra nulla.

Già nel 2005 vi opponeste al progetto. Perché?

Villa Ada è di tutti. È impensabile prevedere la concessione di pezzi di parco a un privato che vuole realizzare un business. La nostra battaglia contro la privatizzazione era iniziata  un anno prima, nel 2004. Un giorno correndo nel parco ho notato una squadra di operai che stava recintando un'area grande circa un ettaro che comprendeva anche il Tempio di Flora. Ci siamo subito attivati presso l'assessorato e abbiamo capito che il comune voleva cederla a un privato che voleva destinarla a feste private, ricevimenti, un ristorante e sfilate di moda. Il tutto per un canone annuo irrisorio. Negli anni precedenti addirittura si era tentato di concedere un'ampia porzione per realizzarci una manifestazione di fitness.

Anche l'assessore Marinelli ha fatto capire che le risorse scarseggiano. Attirare gli interessi dei privati sembra la strada che l'amministrazione capitolina ha deciso di intraprendere. Sareste contrari anche se intervenissero in progetti portati avanti insieme al comune?

Prima di tutto non è vero che i soldi non ci sono. Sappiamo che sono bloccati dal patto di stabilità ma a marzo qualcosa si dovrebbe muovere. Se si vogliono coinvolgere i privati perché non pensare a delle donazioni? Noi ci opponiamo all'idea che dentro Villa Ada un privato qualsiasi possa guadagnare. Perché poi salta sempre fuori un punto commerciale, una strada da asfaltare per facilitare l'accesso alle persone piuttosto che un parcheggio. Tutto questo modificherebbe per sempre l'equilibrio di Villa Ada che, ricordo, è un'area protetta. Per esempio i Leprotti con corsi gratuiti di atletica e manifestazioni di beneficenza a costo zero sono riusciti a donare un'altalena per bambini disabili. Quest'anno invece vorremmo ripristinare il boschetto dei ciliegi dell'entrata.

Torniamo al museo del Giocattolo. Le scuderie vanno recuperate altrimenti continua il degrado. Cosa propone?

Secondo il piano di valorizzazione di Villa Ada le scuderie dovevano diventare la 'Casa del Parco'. Nel piano venivano inoltre inseriti paletti a garanzia dell'integrità della villa. Per esempio. Non si può far passare un autobus o asfaltare una strada. Ma non solo le scuderie. Ci sono anche dei bunker della seconda guerra mondiale. Perché non si recuperano? Ci sono poi i resti di una villa romana. Inoltre non bisogna mai dimenticare che lì dentro è preservato un ambiente unico al mondo. Se non si sta attenti si rischia di perdere un tesoro che va ben oltre qualsiasi progetto museale.

Qual è lo stato di manutenzione del parco?

Pessimo. Abbiamo più volte proposto al municipio e all'assessorato di provvedere, pur nel  nostro piccolo, alla manutenzione della parte verde attorno al laghetto. Così come ci eravamo proposti di recuperare un manufatto di legno, un tempo spogliatoio di un circolo per canoe, oggi abbandonato. Il tutto senza chiedere soldi in cambio. Ma niente. Sembra che non si possa proprio collaborare. Poi però cercano i privati.

Visto che l'attenzione dell'assessorato è tornata su Villa Ada vi aspettate di essere coinvolti?

Speriamo. Inoltre, insieme alla altre associazioni attive in questa zona, abbiamo preparato una lettera indirizzata all'assessore all'Ambiente e al presidente del municipio Giuseppe Gerace per chiedere se sono stati coinvolti in queste decisioni. Chiederemo chiarimenti e una presa di posizione in merito a quelle affermazioni. 

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